mercoledì 30 dicembre 2009

2010

Auguri ai lettori di questo blog, che mi spingono a continuare a credere e a ricercare una via per l’informazione controcorrente.
Mi chiedo cosa vedremo il prossimo anno? Molto lo si può intuire, basta guardare le strane e anomale alleanze regionali o la perenne paralisi senza fine al comune, oppure osservando i disoccupati che silenziosamente continuano a crescere come aumenta l’illegalità spesso tollerata e alimentata da criminose scelte politiche. Si potrebbe continuare su questo percorso d’analisi ma è meglio non aggiungere altro perché ciò che vedremo lo continueremo a fare insieme, post dopo post, in questo diario scritto in soffitta. Alla ricerca di una città, di una regione e di un paese civili. E anche per il prossimo anno, auguri a noi tutti.

mercoledì 16 dicembre 2009

ricordare, ricordare

L'articolo che segue è di Claudio Fava e commenta in maniera efficace l'abbraccio mortale che potrebbe coinvolgere il centrosinistra siciliano, col bene placito di Bersani, e il governatore della Sicilia. Talvolta la sinistra ama farsi male da sola. Moretti docet. Buona lettura.

La memoria non è solo quella delle cose passate e perdute. E’ anche memoria degli uomini e dei loro gesti. La maledizione nostra è che di questa memoria non abbiamo nemmeno bisogno d’invocarne il furto: ce ne sbarazziamo da soli. L’offensiva di Berlusconi contro le inchieste siciliane di mafia, contro gli untori dell’antimafia e contro quegli infami dei pentiti non le abbiamo conosciute oggi per merito del pentito Spatuzza. Stavano già quindici anni fa sui giornali del cavaliere, in bocca ai suoi anchor man televisivi, appese come stelle filanti in ogni sua esibizione elettorale. Sembra invece che questo paese sia condannato a riavvolgere in eterno i nastri della propria storia, a ricominciare sempre daccapo nel difficile mestiere di capire perché.

Premessa necessaria per spiegare cosa sta accadendo in questi giorni in Sicilia. Detto in due parole: Raffaele Lombardo, governatore eletto da una coalizione di centrodestra, ha perso l’appoggio della sua maggioranza per questioni non proprio nobilissime (nomine di sottogoverno, assetti di potere, rimpasti d’assessori…). A tenere in piedi il suo governo ci pensano oggi una parte della PDL e il Partito Democratico, che si avvia vispo e giulivo verso l’appoggio esterno. Tranne poche eccezioni, dentro il PD chi si oppone lo fa perché a Lombardo preferirebbe un accordo con l’Udc. Cioè con Totò Cuffaro. Appena raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ora, qui non è in discussione la legittimità politica di queste operazioni: il PD in Sicilia la pensa in un modo; chi scrive, nel modo opposto: ma questa è un’altra storia. E’ in discussione semmai la nostra memoria. Memoria recente, memoria concreta. Che va messa al riparo anche dal corto circuito della tattica politica: altrimenti, di che stiamo a parlare? Quando, settimane fa, in Campania si mossero gli incrociatori della giustizia per passare al setaccio le raccomandazioni della famiglia Mastella, ci furono editoriali spietati per spiegare che quel mercimonio di favori era la morte civile della politica, il malvezzo da cui tutto il resto discende, le conigliette a casa di Berlusconi, le stragi del sabato sera, l’impunità dei camorristi e dei mafiosi, un milione di cassintegrati: tutto. Nessuno si rammentò di un articolo dell’Espresso che raccontava certe scritture private e segrete di Raffaele Lombardo, allora presidente della Provincia di Catania. Non erano pizzini: era un bel tabulato in formato excel su cui il presidente Lombardo aveva annotato con sommo scrupolo tutte le regalìe, i favori e le affettuosità che aveva prodotto la sua amministrazione. Più che un promemoria sembrava un censimento: nome e cognome del beneficato, l’amico che raccomandava, la data, il favore richiesto, l’esito della supplica. Si scoprì che molte raccomandazioni arrivavano anche da sinistra (che tanto, si sa, teniamo tutti famiglia). Si seppe che erano state esaudite anche richieste più corpose di un’assunzione: che so, un certo appalto a una società, un certo incarico a una cooperativa… Dal palazzo di giustizia di Catania non si mossero gli incrociatori e nemmeno i pedalò. Nessuna inchiesta, nessuna domanda, nessun dubbio. Al massimo, il sapore compiaciuto di certi commenti, l’ammirazione per una furbizia che s’era fatta sistema, per quelle schedature che in campagna elettorale valevano oro, argento e mirra…

Oggi, per dar una verniciata di nobiltà agli scontri interni alla sua maggioranza, oggi se la prende con “il contesto politico ed economico nazionale sempre più sbilanciato verso gli interessi del Nord”: ma parliamo dello stesso Lombardo che appena un anno fa aveva affratellato i suoi valori a quelli della Lega? Il fustigatore che oggi se la prende con un governo strabico e ottuso è il medesimo Raffaele Lombardo che s’è fatto la campagna elettorale girando a braccetto con Calderoli? Parliamo o no dello stesso raffinato politico che organizza i defilè in piazza Montecitorio con il modellino gonfiabile del ponte sullo stretto, opera – dice il Lombardo – di primaria e insopprimibile urgenza per la Sicilia? E i suoi principali sponsor tra le file della maggioranza, gli onorevoli Gianfranco Miccichè & Marcello Dell’Utri, sono solo omonimi di quei due?

No, nessuna omonimia. Del resto, l’inciucio palermitano aveva avuto la sua prova generale sei mesi fa a Termini Imerese, quando a sostenere il candidato sindaco di centrodestra sul palco dei comizi si alternarono a lungo Raffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè e Beppe Lumia. Oggi l’inciucio si chiama, con una sfumatura gogoliana, “appoggio esterno”. Un’operazione di alto calibro politico nell’interesse superiore dei siciliani, delle riforme, dello sviluppo e via recitando. Nessuna obiezione. Ma un prezzo da pagare, c’è: la nostra memoria. Su Lombardo, su Miccichè, su Dell’Utri. Venuti al mondo solo adesso, immacolati come santa Rosalia, martiri come sant’Agata. Basta crederci.

(Claudio Fava - L'Unità 12 dicembre 2009)

martedì 15 dicembre 2009

Io confesso

Ebbene sì, han ragione Cicchitto, Capezzone e Sallusti, con rispetto parlando. Inutile negare l’evidenza, non ci resta che confessare: i mandanti morali del nuovo caso Moro siamo noi di Annozero e del Fatto, in combutta con la Repubblica e le procure rosse. Come dice Pigi Battista sul Corriere, abbiamo creato “un clima avvelenato”, di “odio politico”, roba da “guerra civile”. Le turbe psichiche che da dieci anni affliggono l’attentatore non devono ingannare: erano dieci anni che il nostro uomo, da noi selezionato con la massima cura (da notare le iniziali M.T.), si fingeva pazzo per preparare il colpo. E la poderosa scorta del premier che si è prodigiosamente spalancata per favorire il lancio del souvenir (come già con il cavalletto in piazza Navona) non è che un plotone di attivisti delle Brigate Il Fatto, colonna milanese Annozero. Siamo stati noi. Abbiamo spacciato per cronaca giudiziaria il racconto dei processi Mills, Mondadori e Dell’Utri, nonché la lettura delle relative sentenze, mentre non era altro che “antiberlusconismo” per aprire la strada ai terroristi annidati nei centri di igiene mentale.Ecco perché non ci siamo dedicati anche noi ai processi di Cogne, Garlasco, Erba e Perugia: per “ridurre l’avversario a bersaglio da annichilire” (sempre Battista, chiedendo scusa alle signore). Ci siamo pure travestiti da leader del centrodestra e abbiamo preso a delirare all’impazzata. Ricordate Berlusconi che dà dei “co–oni” alla metà degli italiani che non votano per lui, dei “matti antropologicamente diversi dal resto della razza umana” ai magistrati, dei “golpisti” agli ultimi tre presidenti della Repubblica, dei fomentatori di “guerra civile” ai giudici costituzionali e ai pm di Milano e Palermo, dei “criminosi” a Biagi, Santoro e Luttazzi, che minaccia Casini e Follini di “farvi attaccare dalle mie tv” perché “mi avete rotto il ca–o” e invoca “il regicidio” per rovesciare Prodi? Ero io che camminavo in ginocchio sotto mentite spoglie e tre chili di cerone.Poi, già che ero allenato, mi sono ridotto a Brunetta per dire che questa “sinistra di me–da” deve “morire ammazzata”. Ricordate Bossi che annuncia “300 uomini armati dalle valli della Bergamasca”, minaccia di “oliare i kalashnikov” e “drizzare la schiena” a un pm poliomielitico, sventola “fucili e mitra”, organizza bande paramilitari di camicie verdi e ronde padane perché “siamo veloci di mano e di pallottole che da noi costano 300 lire”? Era Santoro che riusciva a stento a coprire il suo accento salernitano con quello varesotto imparato alla scuola di dizione. Ricordate Ignazio La Russa che diceva “dovete morire” ai giudici europei anti-crocifisso? Era Scalfari opportunamente truccato in costume da Mefistofele. E Sgarbi che su Canale5 chiamava “assassini” i pm di Milano e Palermo e Caselli “mafioso” e “mandante morale dell’omicidio di don Pino Puglisi”? Era Furio Colombo con la parrucca della Carrà. E chi pedinava il giudice Mesiano dopo la sentenza Mondadori per immortalargli i calzini turchesi? Sandro Ruotolo, naturalmente, camuffato sotto le insegne di Canale5. Chi si è introdotto nel sistema informatico di Libero e poi del Giornale di Feltri e Sallusti per accusare falsamente Dino Boffo di essere gay, Veronica Lario di farsela con la guardia del corpo, Fini di essere un traditore al soldo dei comunisti? Quel diavolo di Peter Gomez. Chi ha seviziato Gianfranco Mascia, animatore dei comitati Boicotta il Biscione? Chi ha polverizzato la villa della vicedirettrice dell’Espresso Chiara Beria dopo una copertina sulla Boccassini? Chi ha spedito a Stefania Ariosto una testa di coniglio mozzata per Natale? Noi, sempre noi. Ora però ci hanno beccati e non ci resta che confessare. Se ci lasciano a piede libero, ci impegniamo a non dire mai più che Berlusconi è un corruttore amico di mafiosi. Lui è come Jessica Rabbit: non è cattivo, è che lo disegnano così.
Marco Travaglio, da Il Fatto Quotidiano del 15/12/2009

venerdì 11 dicembre 2009

l'imperatore tiberio

una risposta in musica ed immagini di Daniele Silvestri al nostro super premier

domenica 6 dicembre 2009

La piovra strozzata


I libri e i pensieri servono a rendere liberi gli uomini e le denunce servono a svelare realtà che si ignorano o che si vorrebbero far ignorare. Lo scrittore Carlo Lucarelli, nell'articolo che segue pubblicato sull'"Unità", risponde alle dichiarazioni farneticanti del premier sugli scrittori di mafia. Articolo le cui idee condivido pienamente. Aggiungo che chi avesse in mente di strozzare, anche metaforicamente, scrittori e artisti, non può certamente essere considerato un leader liberale. Se mai avessimo ancora qualche dubbio.

Non si dovrebbe rispondere alle sciocchezze, soprattutto se sono grosse. E dire che bisognerebbe strozzare chi scrive i libri e le fiction sulla mafia perché crea un falso immaginario nuocendo all’immagine del Paese è una grossa sciocchezza, soprattutto se a dirla è il proprietario della tv e della casa editrice che quei libri e quelle fiction stampa e manda in onda. Sarebbe come dire che è meglio smettere di parlare di cancro e fare finta che non esista, se no all’estero pensano che siamo tutti malati.
Però, quando dice sciocchezze, il nostro presidente del Consiglio spesso si fa portavoce di cose che molta gente pensa, anche se a mio parere - e lo dico con rispetto verso quella gente che non ha l’informazione di un presidente del Consiglio - sbaglia. Perché è vero, sceneggiati come «La Piovra» o la fiction su Graziella Campagna - una ragazza innocente uccisa dalla mafia di cui non ci dobbiamo mai dimenticare - oppure libri come «Gomorra», parlano di mafia, ma parlano anche di antimafia, testimoniando il coraggio degli italiani nel denunciare un problema che esiste e cercare di risolverlo.
All’estero l’Italia è studiata anche per questo. Perché i Paesi che si trovano impreparati di fronte ad un problema globale come quello delle mafie - non solo italiane - è all’Italia che guardano per trovare metodi investigativi, leggi e anche “eroi” a cui ispirarsi. Questa è una bella Italia, e quando fiction e libri fanno bene il loro lavoro, questa è l’immagine del nostro Paese che passa.
Non quando si dice e si ripete che un mafioso come Vittorio Mangano è un eroe. Ecco, quella sì che è una brutta immagine che diamo del Paese. Quella sì che ci fa sembrare tutti mafiosi.
L'Unità, 4/12/2009 - Carlo Lucarelli

giovedì 3 dicembre 2009

diamoci un taglio

Dopo trenta lunghi anni di attese, annunci, ritardi e interminabili file per migliaia di automobilisti, finalmente giorno 9 dicembre aprirà l'ultimo tratto di autostrada Catania-Siracusa. La notizia non è questa però. La notizia è che poteva essere aperta qualche settimana prima, tutto era pronto. E invece si attenderà il solito politico per il solito taglio del nastro. Vergognamoci per loro, che non riescono a porre limite alla loro arroganza e prepotenza. Avrebbero dovuto chiedere scusa ai cittadini a nome della politica, e invece si permetteranno ancora una volta di fare festa e prenderci in giro. Vergognamoci per i lombardo, i berlusconi e tutta quella classe politica, siciliana e non, che fa e farà passerella ogni chilometro di strada che avrebbero il dovere di costruire e invece ci concedono come regalie da feudatari medievali. Questa è la nostra terra, sono le nostre strade. I castelli, la corte e i don rodrigo erano stati cancellati dalla storia. Ma questa è sempre un'altra storia.