sabato 24 aprile 2010

liberazione

Questa ricorrenza spinge sempre il pensiero indietro nel tempo. Un tempo che odora di partigiani, di sogni, di speranze, di una politica che costruisce oltre le ideologie, perché il nemico, la dittatura, andava combattuta insieme per superarla. Questo 25 aprile potrebbe dare una spinta  a tutte le forze democratiche, di destra di sinistra ma soprattutto di buon senso, per un patto che cerchi di ripristinare una democrazia ferita, offesa e realmente a rischio. L'ultimo strappo, l'ultima fuga dal delirio del potere, quello di Fini, se davvero portato fino in fondo, potrebbe dare forma a questa debole opposizione e saldare idee diverse ma in difesa della libertà democratica e del futuro del nostro Paese. Un'unione a tempo per poi ripartire verso una nuova liberazione.
Ogni tanto bisognerebbe rispolverare il coraggio dei partigiani, per dare un senso a questa strana repubblica. Altrimenti, addio bella ciao.

mercoledì 21 aprile 2010

appartenenze

Nel fumoso studio di Andrea Camilleri oggi si parla del Pd un po’ in cenere. “Io non appartengo al Pd. Posso, quando sono disperato davanti alla scheda, al massimo votarlo. Come si dice a Firenze: il Pd tiene l’anima coi denti. È più di là che di qua. Dalla parte avversa invece c’è molta aggressività. Come la polizia quando si mette lo scudo antisommossa, abbassa le visiere e attacca alla cieca. Da quest’altra parte non c’è che una flebile resistenza. Chi sta appena dietro la prima linea, sembra dire: trovate un accordo, invece che farvi menare".
Accordo tra chi e chi?
L’accordo si fa in Parlamento. Lo sostiene Bersani e pure la Costituzione. Ma noi non siamo nei termini costituzionali, siamo dentro una democrazia finta. La maggioranza in Parlamento va avanti a voti di fiducia e decreti, mettendo a tacere l’opposizione.
L’opposizione parlamentare è un’utopia?
Sì. L’unica possibilità è che l’opposizione si faccia anche fuori. Esattamente come la Lega.
Politica sul territorio?
L’astrazione in politica non esiste. In politica esiste questa casa, questa via, la casa accanto e la via accanto. Una volta c’erano le sezioni con gli attivisti. Eravamo sfottuti noi del Pci che avevamo sezioni e agit-prop. Era quello che teneva in piedi il partito. Il mio amico Leonardo Sciascia disse una volta che c’erano due parrocchie: quella del Pci e quella vera. Ecco, una ha continuato a esistere. L’altra è scomparsa. A Raiperunanotte hanno parlato i centenari, Dorfles e Monicelli. E le cose più giuste, che hanno atterrito i cinquantenni, le ha dette Monicelli parlando di rivoluzione. E sconvolgendo Giovanni Floris che ha cercato subito di metterci una pezza.
Cosa vuol dire rivoluzione?
Nessuno di noi è così cretino da pensare che sia ‘bandiera rossa e scendiamo tutti in piazza’. Monicelli vuol dire che se non si hanno idee rivoluzionarie rispetto al contesto politico attuale, con questa gente non andiamo da nessuna parte. Come disse un altro regista. In politica non si può essere un uomo buono per tutte le stagioni. Ci sono stagioni buone per ogni uomo politico.
Parliamo di D’Alema?
D’Alema è come il fantasma dell’opera: non si sa mai che fa nel sottopalco. Si è detto che Bersani è una creatura di D’Alema. Magari.
E invece che cos’è?
Uno che non tiene conto delle sollecitazioni che gli arrivano. Dai 49 senatori, da Prodi. E allora? Il marxismo prendeva atto della realtà e agiva di conseguenza. Oggi nessuno è marxista perché è un marchio d’infamia e nessuno tiene conto della realtà.
Se Bersani fosse un personaggio letterario?
Sarebbe Rubè di Peppe Antonio Borgese: non sapendo che cosa fare, a un certo punto viene travolto dai cavalli della polizia tentando di mediare tra destra e sinistra. Non gli auguro certo questo destino.
Soluzioni, allora.
Ci vuole uno slancio di utopia. Finché questi - come diceva Guicciardini - restano ancorati al particulare, alle poltrone, si muore soffocati. Stanno dentro un pallone, non sono più sulla terra. Non sanno, anche se lo dicono, cosa sono i problemi reali. Ma proclamarlo non basta, perché dall’altra parte c’è un muro. Allora devi trovare i modi per vincere e poi occuparti delle cose vere.
Ecco, il lessico del Pd sembra un po’ altrove. Bersani dal Messaggero: ‘È possibile rafforzare sia gli elementi di pluralità che i presidi dell’unità’. Ma che vuol dire?
È un segno, sono bloccati nel tempo. ‘Ce l’ho duro’ è un modo di comunicare. Volgare, populista, ma se la gente vuole questo non puoi parlare con ‘i presidi dell’unità’.
Bersani ha brindato al risultato delle Regionali.
Quando ero piccolo si studiavano i detti di Fra Galdino. Me ne ricordo uno. Due contadini zappano, ad un certo punto uno si china e s’inzecca un ramo nell’occhio. E dice: meno male. E l’altro: perché meno male? Perché se il ramo era forcelluto, di occhi me ne cavava due. Per favore, lo racconti a Bersani.
Cosa pensa delle “riforme condivise”?
Vizio antico. La Bicamerale mica l’ho inventata io. Però un pregio ce l’ha avuto: ha sdoganato Fini.
È una fortuna?
Gesù mio, sì. A me non frega niente se le sue posizioni sono frutto di una tattica. Ci fa vedere una destra europea che si può rispettare. Davanti a un guastatore continuo della Costituzione come Berlusconi, chi difende i principi ha la mia solidarietà. Anche se oscilla.
A proposito di baluardi: e Napolitano?
È lui che dovrebbe reclamare più potere, non Berlusconi. Se gli capita una legge che non gli va giù gliela possono rimandare così com’è e lui la deve firmare.
Il rinvio, in alcuni casi, avrebbe potuto essere un messaggio politico.
Io avrei fatto come lui: Napolitano sa che se ora piove, tra poco grandinerà.
Hanno fatto la Padania. Cosa ne pensa un siciliano?
Sono segni di scricchiolamento della nazione Italia. La crisi ha accelerato il processo di padanizzazione. Hanno pensato: qui c’è la ricchezza, teniamocela, pensiamo ai cazzi nostri. Vedo lo spettro di un Sud sempre più povero.
Il Pd ha fatto passi falsi anche a Sud. Come la candidatura di De Luca.
Quelli del Pd sono come i lemuri che a un certo punto dell’anno s’inquadrano tutti e si buttano a mare. Ma dico: fatevi visitare. Mettetevi in analisi.
A Enna si parla di una candidatura di Crisafulli, che fu coinvolto in un’inchiesta di mafia.
Sì, lì vince. Però...
Però cosa?
Se Berlusconi lo si combatte su questo campo, a criminale criminale e mezzo, noi siamo perdenti perché non ce l’abbiamo una disponibilità umana così importante. Per uno di loro ne dovremmo trovare uno e mezzo. Ma con tutta la buona volontà noi possiamo avere cose da poco e comunque perdiamo.
Si è prospettata, con Saviano, una soluzione “esterna alla politica” per il Pd. Cosa ne pensa?
Non si può andare avanti con la politica tradizionale se dall’altra parte vince chi fa una politica non tradizionale. Allora chi ci metti davanti? Un Papa straniero? Catone il censore rispondeva sempre a tutto delenda Carthago. Se politicamente non si elimina Berlusconi, io dico sempre delenda Carthago. La soluzione giudiziaria mi fa paura come quello che gli tira la statuetta.
Quale soluzione giudiziaria? Se ci sono reati vanno perseguiti.
Così il premier diventa un martire. La magistratura oggi fa il suo mestiere. Fino a Mani pulite, era un pilastro del governo. Ora che la magistratura ha trovato una sua autonomia, l’hanno buttata in politica. Come se prima non lo fosse. Mi piace di più sapere che da qui a tre anni Berlusconi avrà perso altri milioni di voti. Perché se li perde non li perde per “colpa” della sinistra, li perde perché la gente si sta rendendo conto.
Si renderanno conto che fino ad oggi si è occupato di materie che lo interessano, come la giustizia?
Certo. Ma quando mai si è occupato del Paese? Il 99 per cento delle leggi sono pro domo sua.
La patente a punti è stata una cosa buona.
Mussolini fece la battaglia contro le mosche.
Travaglio ha scritto sul Fatto di ieri ‘La legge è uguale per gli altri’.
Perfetto. È La fattoria degli animali. Nel momento in cui uno dice ‘non mi rompete le scatole, non mi processate adesso, ne parliamo tra un anno’ cade qualunque impalcatura. Propongo di levare il cartello ‘La legge è uguale per tutti’ dai tribunali: ci facciamo ridere dietro.
Ci crede al regime?
Sono stato uno dei primi a parlare di regime, nel ‘94 con Bobbio e Sylos Labini. Fui sputtanato e sbeffeggiato da tutti. Toh, c’è aria di regime. Ma davvero?
A cosa andiamo incontro?
Al sogno di Calderoli. Nel 2013 avrete un capo del governo leghista e Berlusconi presidente della Repubblica. Io a settembre faccio 85 anni. Auguri a voi.
di Silvia Truzzi, da Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2010

martedì 13 aprile 2010

teatranti

La comica di Lombardo vista oggi all'Ars, mostra come si svolge in Sicilia la lotta per il potere, un tempo fra partiti di aree divergenti, oggi, con un'opposizione inesistente, all'interno della stessa coalizione di centro-destra. La gara è verso chi è peggiore dell'altro, chi è più colluso, chi ha più scheletri dentro l'armadio. Una farsa tutta siciliana, in cui non si è mai sentita una sola parola per noi cittadini che viviamo in una terra piena di domande senza risposte o con risposte sempre inadeguate. Milioni di voti andati ancora una volta perduti, verso il malaffare, l'ingordigia, l'affarismo che in questa tornata elettorale vestiva la nuova casacca dell'autonomismo. Se questi sono gli attori che vorrebbero amministrare la Sicilia in autonomia c'è da stare allegri. Immagino che passata questa tempesta troveranno la solita soluzione per meglio dividersi la prossima torta. Bene che andrà si ritornerà alle urne per ritornare a contare sempre gli stessi consensi al potere, un po' gattopardi e molto sciacalli.

martedì 6 aprile 2010

chi ride ultimo

Ricordate quando Berlusconi fece il discorso della discesa in campo nel '94, che risate ci siamo fatti. Ma chi lo voterà mai quello, dicevamo, ma come si possono fare certi discorsi? E sappiamo poi come è andata...
E Bossi, le camicie verdi e quelle invettive razziste e assurde? Giù risate e prese in giro.
Negli ultimi vent'anni gli innumerevoli capi politici della sinistra e gli intellettuali sembrano proprio non aver compreso nulla di ciò che stava accadendo al paese e agli elettori. Si è rimasti indietro, distanti e perennemente minoranza, avendo divorato esperienze e militanze storiche, di lotta e di coinvolgimento delle masse a idee e ideali. Adesso le idee e gli ideali della sinistra nessuno pare li voglia ascoltare, quanto meno non dalle voci che oggi le rappresentano.
Bisognerà un giorno smettere di ridere su ciò che non si comprende e farlo in fretta, prima che possa sembrare normale ascoltare Borghezio parlare di religione e Berlusconi di famiglia. Senza farci una sonora risata.