giovedì 27 maggio 2010

disistruzioni

Pubblico con estremo piacere questa lettera, della prof.ssa Mila Spicola, piena di parole che raccontano l'Italia che si sta costruendo...senza futuro, senza dignità, senza valori...

Ministro Tremonti,
lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza dei docenti italiani a violare la legge. E’ esattamente quello che accade in moltissime scuole italiane. Cosa significa infatti ammassare più alunni di quanti un ‘ aula può contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8 miliardi all’istruzione pubblica. “C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25 miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private. E allora no: mettiamoci d’accordo. C’è la crisi o no? Io mi sono arrovellata nel tentativo di capire dove fossero quegli sprechi, quando nell’agosto 2008 ho saputo degli 8 miliardi da togliere alla scuola pubblica. Ma lei ha fugato i miei dubbi: lo spreco era studiare l’italiano, e quindi via due ore. Lo spreco era studiare la tecnologia moderna e quindi via un’ora. Questo alle medie. Escano prima i ragazzi: così hanno tempo per riflettere. Lo ha detto il ministro Gelmini. Lo spreco era recuperare i bambini con difficoltà (cosa frequentissima nei contesti dove vivo e ho scelto di insegnare io, e cioè nelle periferie), e quindi via le compresenze in talune ore di due maestri nelle elementari: a questo servivano, caro ministro. Quelle due ore d’italiano e le compresenze servivano anche a coprire le assenze dei colleghi senza ricorrere a supplenze esterne. Inoltre : aumentiamo i ragazzi per classe: fino a 30, 33..ma sì. Realizziamo un bel parcheggio per ragazzi, non una scuola certamente. Del resto sono altre le fonti vere della formazione: la vita, la strada, la televisione, il computer. Per chi vuole studiare veramente ci sono le scuole private. Studiare cosa e come poi è tutto da vedere. C’è un piccolo particolare: tutto ciò è anticostituzionale. La Costituzione riconosce alla scuola pubblica italiana il compito di formare e istruire gli italiani. Le private? Una scelta possibile, non obbligata. Non era un paradiso la scuola pubblica, prima di Tremonti, ma i problemi erano altri, non certo questi. Torniamo alle sue motivazioni: la gestione dei singoli istituti, troppi soldi, troppi. E quindi tagli anche a quella. “Facessero una colletta i genitori, e che sarà mai qualche centinaio di euro”. Alla voce vedi sopra. “Qualche centinaio di euro è nulla”, ma non c’era la crisi? Nella mia regione, in Sicilia, quel centinaio di euro serve per andare avanti. E dunque i tagli: nella scuola dove insegno io, una normale scuola media della periferia palermitana, ma potremmo generalizzare a tutte le scuole medie d’Italia, siamo quasi alla paralisi. Avete compiuto il miracolo: unire di colpo nord e sud nella omologazione verso il peggio. Dico quasi, perché poi, incredibilmente, docenti e dirigenti sono diventati bravi a fare i salti mortali e le capriole all’indietro. E forse questo lei lo sapeva: qual è l’unica classe di lavoratori in Italia che, nonostante tutto, continua a lavorare? La nostra. Nel senso che lei aveva ragione e che quindi, nonostante i tagli , riusciamo ad andare avanti? No: nel senso che per noi quelli che non devono subire le ricadute gravissime della sua scelta scellerata, ripeto, scellerata, non devono essere i ragazzi. Però sa cosa c’è? Che abbiamo anche sopportato e stiamo sopportando molto, ma l’illegalità di stato dentro una scuola no. Io non la sopporto e la denuncio. Tagliare completamente i fondi di gestione delle scuole ha comportato l’impossibilità di chiamare supplenti per coprire le assenze, adesso che non ci sono più quelle due ore che servivano a coprirle. E dunque le classi si dividono in altre classi. Giornalmente. I ragazzini si prendono la loro sedia e vagano nei corridoi in cerca di spazio. Perdendo ore di lezione. E allora: posso sopportare di lavorare meno, posso sopportare di farlo in una scuola ammuffita, con l’acqua che filtra, senza vetri (lei mi dirà : si rivolga all’amministrazione comunale), posso sopportare di non avere carta igienica per i ragazzi, sapone nei bagni, riscaldamenti a singhiozzo. In una mia classe di prima media ho 23 bambini, 4 di loro con gravissimi disagi sociali e disturbi comportamentali (sono figli di carcerati) , due con problemi di apprendimento e uno disabile grave. Io insegno arte: nelle mie ore non ho insegnante di sostegno, perché sono state tagliate le ore del sostegno, come tanti sanno. E allora mi dica lei quel ‘è il diritto all’istruzione negata del mio alunno disabile? Qual è il diritto all’attenzione precipua negata ai 4 bimbi con problemi sociali? E ai due che non riescono a leggere senza distrarsi? E ‘ una scuola di periferia, se non li aiuto io chi li aiuta? E il resto dei compagni? Non hanno diritto alla “normalità”? E poi viene la ministra Gelmini a parlar male dei docenti del sud, di come i nostri alunni sono in fondo alle classifiche delle prove di merito: ma in queste condizioni cosa vi aspettate? E’ già un mircolo se abbiamo le sedie nella mia scuola. L’inverno lo abbiamo trascorso con mussa e infissi rotti. “Si rivolga al Comun” dirà lei. Il suo sindaco di centrodestra ha tagliato anche lui tutti i finanziamenti alle scuole: sia per il funzionamento ordinario, sia per le manutenzioni. Non ci resta che Santa Rosalia. E in effetti ..manco la chiesa ci appoggia, noi sciagurati delle periferie, intenta com’è a salvaguardare le scuole private. Lei lo chiama razionamento e si riempe la bocca di frasi assurde sul come l’Italia stia reggendo la crisi. Mi scusi: ma che cavolo sta dicendo? Lo deve dire lei, una statistica o io? Ho 253 alunni, 253 famiglie cioè: un bel campione di famiglie di periferia, come ce ne sono a migliaia nella corona delle città. Forse ne so parlare meglio di lei degli effetti della crisi, sig. Ministro: niente fumo negli occhi ahimè. Perché nemmeno il contributo di 15 euro annui riescono più a pagare. Lo stato vissuto nelle classi italiane è disastroso. Io la chiamo illegalità. Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte. E’ questa l’illegalità Egregio ministro. L’’illegalità e il non rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi dica che sto facendo politica e un insegnante non può farla. Io ne ho più diritto di lei, che sia chiaro: io formo i cittadini di domani. Non lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge, cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come “eguaglianza”, come “fraternità”. Questa è politica, caro Tremonti, ed è il senso del mio mestiere. Glielo insegno di più io, non di certo tu che gli togli maestri, risorse e ruolo sociale. Da qualche mese mi rifiuto di accogliere ragazzi provenienti da classi divise oltre il numero consentito. E lo farò anche a fronte di ordini di servizio scritti. Venga qualcuno a obbligarmi. Venga pure. Io mi rifiuto. IL mio Dirigente mi dirà: dove li metto allora? Io la rivolgo a Lei questa domanda: dove li mettiamo? La rivolgo ai suoi elettori, che sono anche genitori: dove volete che li mettiamo i vostri figli? Di quei 25 miliardi alle spese militari destini nuovamente alla scuola pubblica gli 8 miliardi tolti. Oppure assegni i proventi del lotto per un anno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: sono questi per me i monumenti culturali dell’Italia che amo. La smetta di giocare con la vita e con l’istruzione dei nostri figli. Anzi, le dico di più, se posso: se ne vergogni.

sabato 22 maggio 2010

solo qualche ora prima

C'ero quasi...sull'auto in quella maledetta autostrada, sopra il plastico che ha sbalzato al cielo sogni e speranze per una Sicilia diversa. La tragedia sfiorata di qualche ora e la notizia sentita attraverso la radio a bassa frequenza della polizia. Un ricordo, quel 23 maggio 1992, che porterò sempre dentro me. Il mio muro di Berlino, il mio passo verso la consapevolezza in cui non si ha il tempo di voltarsi più indietro perché si è costretti a guardare avanti con occhi diversi. 18 anni di ricordi e Giovanni Falcone per sempre. Quel maledetto giorno e ogni cosa non è mai stata più come prima.

giovedì 20 maggio 2010

povero futuro

C'è una strisciante strategia italiana ed europea che si sta facendo strada in questi mesi di crisi e di inadeguatezza politica in risposta a speculatori, ladri e truffatori finanziari. La strategia è quella di reperire denaro frusciante attaccando le basi stesse dello stato sociale: scuola, sanità servizi pubblici e pensioni. Incontri comuni in cui si discute solo di questo e riunioni in cui mettere in minoranze pensieri politici divergenti. Un fronte comune ultraliberista che farebbe impallidire il binomio degli anni '80 Lady Thatcher-Mr. Reagan. Pezzo a pezzo ministri dell'economia e premier conservatori hanno lentamente, ma non troppo, iniziato a smontare le fondamenta dei servizi pubblici e delle conquiste sociali e di civiltà. Tutto come sempre nel silenzio generale. Ci vogliono far credere che non è più possibile avere diritti, che questi diritti sono solo privilegi e che persino il concetto stesso di pensione debba essere rivisto o stravolto.
La scuola è ormai un guscio vuoto pieno solo di tagli talmente profondi da ledere diritti costituzionali che nessuno mai prima d'ora aveva ipotizzato di attaccare, se si esclude la Loggia P2. In questa voluta confusione di cifre e di proclami farneticanti, chi non ha compreso la crisi o chi l'ha provocata in maniera diretta o indiretta, adesso ha dichiarato di aver trovato la soluzione, globale. Morte al Welfare e diritti garantiti solo per i pochi ricchi e potenti. Una lotta di classe alla rovescia.
Io credo che dentro questa crisi abbiano trovato l'ideologia comune per dare l'ultima spallata a quelle poche conquiste che hanno reso democratici e civili gli stati europei.
Cosa dobbiamo aspettare a riprendere la lotta per difendere libertà sociali e futuro? Aspettiamo di dover pagare scuola, ospedali, medici e ricevere una misera pensione che ci renda sempre più poveri e indifesi? Didendiamoci perché la guerra è già iniziata e noi non abbiamo neanche compreso da che parte sparare.

mercoledì 12 maggio 2010

pecunia olet

Circa tre anni fa, appena usciti dall'autostrada PA-CT si entrava in città attraversando la prima periferia di Catania: sulla sinistra un quartiere popolare, il Pigno, sulla destra un immenso agrumeto che si estendeva sino alla contrada Bicocca. Nel giro di qualche giorno, fra l'indifferenza di tutti, l'agrumeto viene abbattuto totalmente compresi alcuni cipressi centenari che delimitavano l'aria. Il polmone verde non c'era più, ma l'opera non era stata compiuta, infatti dopo qualche giorno, complice la calura, siamo in pieno luglio, iniziano piccoli incendi, spenti con notevole ritardo dai vigili del fuoco. Ma gli incendi si susseguono per qualche giorno ancora, senza che nessuna autorità intervenga in maniera risolutoria.
Trascorso agosto, le ruspe entrano nella radura oramai desertificata e l'immensa area viene ripulita e spianata.
A settembre apre il cantiere per la costruzione del più grosso centro commerciale a Catania e non solo. Che coincidenza.
Dopo un breve periodo, l'opera del cantiere si intensifica, e paradossalmente l'entrata dell'autostrada CT- PA viene chiusa. Si pensa ad una strana coincidenza, un'altra, ma per adesso fermiamoci qui.
I lavori continuano per tre anni circa, senza sosta, si lavora per ore ed ore, sembra di assistere alla costruzione di un edifico teutonico, tale è la sincronizzazione e l'organizzazione (appare evidente come l'euro del privato infonda a chi lo percepisce una velocità che l'euro pubblico si sogna).
Facciamo un passo indietro, dopo circa due anni e mezzo, lo svincolo della bicocca che lega l'asse dei servizi ad una strada provinciale che porta alla zona industriale viene chiuso, altra coincidenza (ma tre coincidenze non fanno una prova?).
E con l'ingresso della CT-PA chiuso e con quest'ultimo svincolo non percorribile, le conseguenze per il traffico sono facilmente immaginabili. Fortunatamente tale svincolo viene riaperto dopo un breve periodo e si scopre che tale chiusura è stata eseguita per ampliare l'ingresso al futuro centro commerciale, anche perché altre migliorie stradali non se ne vedono. Adesso tutto sembra essere chiaro.
Marzo 2010, lo svincolo della CT-PA viene riaperto, appena 24 ore prima dell'inaugurazione del centro commerciale. Ovviamente lo svincolo è modificato e la rotonda sostitutiva viene progettata per adeguare l'uscita con il centro commerciale e il resto dell' opera decantata come decongestionante per il traffico cittadino rimane incompiuta (sono passati 20 anni) dato che il tratto che dovrebbe portare direttamente sul viale Mario Rapisardi, via Palermo e a Librino rimane chiusa e non è stata stabilita l'apertura. Almeno fino a che non dovrà attraversare qualche altro costruendo centro commerciale.
Fatto questo piccolo riassunto, poniamo alcune domande:
1) l'Anas ha modo di spiegare e motivare le coincidenze relativa alla chiusura ed all'apertura dello svincolo autostradale con i lavori del centro commerciale?
2) dopo aver fornito spiegazioni su tali coincidenze, dato che parliamo di una struttura pubblica, ha modo di dire quanto ha versato la proprietà per adeguare le uscite dello svincolo con l'entrata del centro commerciale? O sono solo soldi pubblici per interessi solo privati?
3) ovviamente la stessa domanda la poniamo alla provincia, ente competente per l'asse dei servizi per l'adeguamento dello svincolo della Bicocca.
4) la struttura e l'area e le centinaia di luci del centro commerciale, compresa la torre di fronte all' ingresso, sono state vagliate dall'Enac o dall'Ente preposto per la sicurezza aeroportuale, dato che il confine del centro commerciale stesso è a circa un centinaio di metri in linea d'aria dalla pista di atteraggio?
5) il comune di Catania ha ceduto parte del terreno comunale adiacente al centro stesso, tale cessione, si suppone gratuita, è motivata da realizzazioni e migliorie future?
Potremmo porre altre domande sull'argomento ma crediamo che queste siano già sufficienti. Sono le risposte che pensiamo saranno latitanti, lacunose o inadeguate. Ma resteremo sull'argomento fino a quando noi e i lettori del blog non riceveranno le risposte che meritiamo come cittadini e abitanti di una città, in cui interessi e malaffare sembrano continuare indisturbati, in questa sonnolente e colpevole aria che si vuole far respirare a tutti noi.
Salvo Sottile e Mario Zito

sabato 1 maggio 2010

primo maggio

Questo sembra l'anno meno adatto per festeggiare il lavoro che non c'è e se c'è spesso viene umiliato, mutilato, sottopagato e precarizzato. Allora abbiamo deciso oggi di augurarvi buon primo maggio con una vignetta di Vauro, per un sorriso sempre più amaro, senza ulteriori commenti.