mercoledì 2 febbraio 2011

sondaggismo

Uno dei segnali che hanno sancito il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, dal Caf al berlusconismo, dalla politica delle tribune elettorali alle arene del "non mi interrompa...mi lasci finire...", non è il cambio dei contenuti del pensiero politico né della prassi della gestione del potere, ma l'invadenza delle percentuali che scaturistico dai sondaggi intorno e dentro alla politica. Dall'opportunità nel presentare una legge alla scelta del leader, tutto gira intorno a queste cifre. Non si compie un intervento politico che non preveda una ricaduta positiva per i partiti e questa ricaduta la si misura in maggioranza numerica, fino allo sconfinamento verso il populismo e alla demagogia ma creando danni seri alla democrazia e al buon senso. Si invoca la maggioranza degli italiani per giustificare scelte irragionevoli, incomprensibili e spesso deleterie per il paese. Persino chi è stato eletto dalla maggioranza in questo clima populista si sente al di sopra della legge, dimenticando che la legge viene amministrata per conto del popolo, tutto, persino per conto della minoranza. E la legge deve essere uguale per tutti, in democrazia. Questo lo sanno anche i bambini. Ma sapere in questa deriva politica non è importante, ciò che è fondamentale è contare, almeno un punto percentuale in più.
Ho imparato sin da ragazzo che la maggioranza decide, può governare ma non ha per questo ragione. Bisogna rispettare la maggioranza ma non correrle dietro.
Cambiare politica partendo dalle buone idee per migliorare questo paese dovrebbe essere l'obiettivo del postberlusconismo. Se così non fosse avrebbe davvero vinto lui e i suoi sondaggi taroccati e da taroccare.
Avere di nuovo il coraggio di andare controcorrente portando avanti idee e ideali anche quando la maggior parte del popolo non è o non sembra essere d'accordo. Avere il coraggio, per dirla alla Benigni, di dire fuori dai denti: "vaff... alla maggioranza".