domenica 29 gennaio 2012

non ci sto

Se ne è andato il presidente Scalfaro, un uomo d'altri tempi, non solo per ragioni anagrafiche. Presidente della Repubblica in un periodo buio per il nostro paese, dalle stragi di mafia a Berlusconi. Un uomo che parlava in maniera forbita, con un linguaggio asciutto che sapeva di democristiano ma di un democristiano perbene, di quelli che hanno ricostruito l'Italia repubblicana dalle fondamenta. La parte rispettabile del partito degli Andreotti, Forlani, Lima.
L'ultimo ricordo che ho di questo uomo politico è la sua discesa in campo in difesa della costituzione dagli odiosi attacchi del berlusconismo. Già novantenne, in piazze gremite, con la sua elegante sciarpa e nello sguardo l'orgoglio di sentirsi dalla parte giusta. Dalla parte degli italiani, perbene.

giovedì 19 gennaio 2012

inforconati

Non mi è mai piaciuto quando un movimento di parte decide, per convenienza, di parlare a nome di tutti. Mai. Sentire che il blocco selvaggio dei tir per mano del movimento dei forconi è nato e opera per il bene del popolo siciliano, mi fa sentire fuori posto. Ma per conto di quale popolo parlano? A me sembrano gli stessi  che hanno sostenuto e sono stati difesi dalle classe politica regionale degli ultimi venti anni. Un misto di nostalgico autonomismo, qualunquismo e populismo. Io non mi sento rappresentato da questo movimento di cui non condivido il metodo di lotta e l'analisi politico-economica che portano avanti. In questa confusione, in questa vacanza della politica, in questa crisi permanente economica e sociale, chiunque alzi la voce sembra stare dalla parte giusta. Gli urlatori verso tutto e tutti mi sanno di fascismo, peraltro mai davvero andato via dal nostro paese. Si potrebbe innescare una tragica guerra tra poveri, senza fine. E qualcuno, magari in Padania, già conteggia i futuri guadagni da questo insensato autogol del movimento.

lunedì 9 gennaio 2012

due secoli indietro

La crisi economica globale non ha trovato soluzioni, infinite discordanti diagnosi ma nessuna vera risposta. Gli economisti su una cosa sono concordi: questa è l'occasione giusta per smantellare, pezzo a pezzo, lo stato sociale di ogni paese occidentale.
Una buona scusa che da circa trent'anni hanno atteso con sapiente pazienza finanzieri, speculatori, politici e affaristi e avidi imprenditori. Una controriforma che riporta le lancette del tempo in un'età lontana dalle conquiste sociali, in epoche di sfruttamento del lavoro a totale vantaggio del capitale.
Precarietà e paura di perdere il lavoro sono i nuovi strumenti di ricatto ai danni dei lavoratori.
Da questa crisi ne usciremo, poveri non di soldi ma di diritti.
Gli incontri dei G (8...9....29..) assomigliano sempre più a tanti congressi di Vienna, in cui restaurare un sistema economico dal sapore preindustriale.
Siamo sicuri che ne valga la pena? E' questo il giusto prezzo? Io non credo.
Pochi sembrano convinti che si possa fermare questa valanga che il capitalismo ha provocato. Eppure ancora si è in tempo, ancora per poco. Poi goodbye Welfare State.