sabato 20 giugno 2009

la scuolite

Piccole riflessioni su dialoghi di fine anno scolastico.
In Italia tutti sentono il bisogno di intervenire e commentare, quasi sempre con toni negativi, il lavoro a scuola e, più in generale, l’intero sistema scolastico. Chi parla dei ragazzi sempre più ignoranti, maleducati, di bullismo (spesso confondendo il bullismo con la delinquenza comune dei minori…ma in Italia la semplificazione e la banalizzazione non sono categorie negative nella pratica quotidiana). Tutta colpa della scuola. Parlano delle lunghissime vacanze dei docenti, della loro presunta impreparazione e talvolta anche delle psicopatologie di cui hanno sempre racconti nuovi e avvincenti. Un po’ come sul calcio, ogni italiano saprebbe come risolvere i mali atavici della scuola, saprebbe come reclutare i docenti e far diventare scienziati i nostri ragazzi. Tutta questa sapienza senza mai essere entrati in una classe, se non per prendere i loro figli o nei ricordi adolescenziali della loro scuola, ricordi che nulla o poco hanno a che vedere con la scuola e soprattutto con la società di oggi.
L’interesse per la scuola dovrebbe essere un elemento importante per la società, perché per i cittadini avere a cuore il miglioramento dell’intero sistema d’istruzione garantirebbe un’attenzione politica vera e efficace sulla scuola. E invece accade proprio il contrario. La scuola viene utilizzata come palestra demagogica proprio perché il livello della discussione generale è da gossip, da frasi fatte, da “ai miei tempi”, e via dicendo. E così il deleterio chiacchiericcio che, per esempio, si è sentito per anni da dilettanti dell’istruzione sul maestro unico ha aperto la strada alla controriforma sulla scuola primaria, di fatto vanificando un sistema d’insegnamento che garantiva risultati certi e che aveva consentito lo sviluppo di una didattica all’avanguardia. Nessun esperto di didattica, a nessun livello, ha mai sostenuto che il maestro unico, pardon “prevalente”, sia migliore dello sperimentato modulo. Migliorano solo le uscite ministeriali. Quindi tagli venduti per riforma. Ma dove erano tutti questi grandi intenditori del sistema scolastico? Nessuno che davvero si sia interessato, nessuno che abbia bloccato questa riforma che peggiorerà il livello di istruzione dei nostri ragazzi. E così per tutte le paventate o proposte di legge che quotidianamente vengono sfornate dal ministro che ama parlare ai gggiovani su Youtube.
Nel frattempo, nella scuola dell’infanzia, tovaglioli, acqua e materiale didattico sono totalmente a carico delle famiglie. E come si spendono le tasse dei contribuenti? Acquistando lavagne multimediali ipertecnologiche, da mettere in classi con banchi che non vengono cambiati da decenni, sedie diseguali e spugne portate da casa. Un po’ come dissetare gli assetati con lo champagne: alla fine resterà il mal di testa e ancora più sete di prima.
Potrei continuare con il finanziamento dei progetti più disparati, quasi completamente inutili, mentre le scuole restano senza fondi per attività efficaci quali sportelli didattici o corsi di recupero. O con l’obbligatorietà delle visite fiscali a carico dei bilanci asfittici delle scuole per controllare quei cialtroni dei docenti e tutti a plaudire, populisticamente.
La scuola è una cosa troppo seria per essere riformata nelle chiacchiere da ombrellone, tra le escort presidenziali e una lite da calciomercato. Lasciamo magari che Apicella ne scriva la musica, le parole ormai le conosciamo, sempre con lo stesso ritornello.

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