sabato 22 ottobre 2011

senza cappuccio

A distanza di una settimana dalla manifestazione di Roma e dalla sua deriva violenta, alcune piccole considerazioni, fuori dalla retorica dilagante di questi giorni, possono essere esplicitate.
Prima, il dilettantismo degli organizzatori e soprattutto dei funzionari delle forze dell'ordine. Video, foto e testimonianze ci dimostrano che i "violenti" hanno avuto tempo per pianificare, organizzare sul campo e mettere in pratica tutta la devastazione perché intorno hanno lasciato fare, dolcemente...
Seconda, il clamore della violenza ha oscurato la manifestazione e le idee che ciascun partecipante sentiva di dover condividere. Così la politica democratica esce sconfitta a vantaggio della vuota scia che lascia la violenza. Se si vuole grossolanamente trovare un legame tra questa violenza e quella del terrorismo degli anni '70, la si può solo riscontrare nello spostamento di attenzione dai problemi sociali, economici e culturali che questi gruppi hanno ottenuto con il loro agire. Loro diventano il centro del dibattito politico mentre le giuste rivendicazioni finiscono schiacciate da questo perverso meccanismo.
Terza, la sinistra ancora una volta resta disorientata dagli eventi, testimone attonito, passando da dichiarazioni che profumano di dittatura giustizialista a inutili buonismi e spesso velate simpatie verso questi ragazzi. Sarebbe opportuno invece che, come suggerisce Vendola, si facesse carico della rabbia sociale di queste persone per costruire una autentica nuova prospettiva di ricostruzione politica e culturale nel nostro paese. La disperazione di chi non ha nulla o di chi non vede un futuro è cieca. E il numero di questo esercito di non vedenti cresce sempre più, fra l'ottusa indifferenza della classe politica che ci governa.
Quarta, la prossima manifestazione potrebbe essere l'ultima. Permanente, senza fine.

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