mercoledì 16 dicembre 2009

ricordare, ricordare

L'articolo che segue è di Claudio Fava e commenta in maniera efficace l'abbraccio mortale che potrebbe coinvolgere il centrosinistra siciliano, col bene placito di Bersani, e il governatore della Sicilia. Talvolta la sinistra ama farsi male da sola. Moretti docet. Buona lettura.

La memoria non è solo quella delle cose passate e perdute. E’ anche memoria degli uomini e dei loro gesti. La maledizione nostra è che di questa memoria non abbiamo nemmeno bisogno d’invocarne il furto: ce ne sbarazziamo da soli. L’offensiva di Berlusconi contro le inchieste siciliane di mafia, contro gli untori dell’antimafia e contro quegli infami dei pentiti non le abbiamo conosciute oggi per merito del pentito Spatuzza. Stavano già quindici anni fa sui giornali del cavaliere, in bocca ai suoi anchor man televisivi, appese come stelle filanti in ogni sua esibizione elettorale. Sembra invece che questo paese sia condannato a riavvolgere in eterno i nastri della propria storia, a ricominciare sempre daccapo nel difficile mestiere di capire perché.

Premessa necessaria per spiegare cosa sta accadendo in questi giorni in Sicilia. Detto in due parole: Raffaele Lombardo, governatore eletto da una coalizione di centrodestra, ha perso l’appoggio della sua maggioranza per questioni non proprio nobilissime (nomine di sottogoverno, assetti di potere, rimpasti d’assessori…). A tenere in piedi il suo governo ci pensano oggi una parte della PDL e il Partito Democratico, che si avvia vispo e giulivo verso l’appoggio esterno. Tranne poche eccezioni, dentro il PD chi si oppone lo fa perché a Lombardo preferirebbe un accordo con l’Udc. Cioè con Totò Cuffaro. Appena raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ora, qui non è in discussione la legittimità politica di queste operazioni: il PD in Sicilia la pensa in un modo; chi scrive, nel modo opposto: ma questa è un’altra storia. E’ in discussione semmai la nostra memoria. Memoria recente, memoria concreta. Che va messa al riparo anche dal corto circuito della tattica politica: altrimenti, di che stiamo a parlare? Quando, settimane fa, in Campania si mossero gli incrociatori della giustizia per passare al setaccio le raccomandazioni della famiglia Mastella, ci furono editoriali spietati per spiegare che quel mercimonio di favori era la morte civile della politica, il malvezzo da cui tutto il resto discende, le conigliette a casa di Berlusconi, le stragi del sabato sera, l’impunità dei camorristi e dei mafiosi, un milione di cassintegrati: tutto. Nessuno si rammentò di un articolo dell’Espresso che raccontava certe scritture private e segrete di Raffaele Lombardo, allora presidente della Provincia di Catania. Non erano pizzini: era un bel tabulato in formato excel su cui il presidente Lombardo aveva annotato con sommo scrupolo tutte le regalìe, i favori e le affettuosità che aveva prodotto la sua amministrazione. Più che un promemoria sembrava un censimento: nome e cognome del beneficato, l’amico che raccomandava, la data, il favore richiesto, l’esito della supplica. Si scoprì che molte raccomandazioni arrivavano anche da sinistra (che tanto, si sa, teniamo tutti famiglia). Si seppe che erano state esaudite anche richieste più corpose di un’assunzione: che so, un certo appalto a una società, un certo incarico a una cooperativa… Dal palazzo di giustizia di Catania non si mossero gli incrociatori e nemmeno i pedalò. Nessuna inchiesta, nessuna domanda, nessun dubbio. Al massimo, il sapore compiaciuto di certi commenti, l’ammirazione per una furbizia che s’era fatta sistema, per quelle schedature che in campagna elettorale valevano oro, argento e mirra…

Oggi, per dar una verniciata di nobiltà agli scontri interni alla sua maggioranza, oggi se la prende con “il contesto politico ed economico nazionale sempre più sbilanciato verso gli interessi del Nord”: ma parliamo dello stesso Lombardo che appena un anno fa aveva affratellato i suoi valori a quelli della Lega? Il fustigatore che oggi se la prende con un governo strabico e ottuso è il medesimo Raffaele Lombardo che s’è fatto la campagna elettorale girando a braccetto con Calderoli? Parliamo o no dello stesso raffinato politico che organizza i defilè in piazza Montecitorio con il modellino gonfiabile del ponte sullo stretto, opera – dice il Lombardo – di primaria e insopprimibile urgenza per la Sicilia? E i suoi principali sponsor tra le file della maggioranza, gli onorevoli Gianfranco Miccichè & Marcello Dell’Utri, sono solo omonimi di quei due?

No, nessuna omonimia. Del resto, l’inciucio palermitano aveva avuto la sua prova generale sei mesi fa a Termini Imerese, quando a sostenere il candidato sindaco di centrodestra sul palco dei comizi si alternarono a lungo Raffaele Lombardo, Gianfranco Miccichè e Beppe Lumia. Oggi l’inciucio si chiama, con una sfumatura gogoliana, “appoggio esterno”. Un’operazione di alto calibro politico nell’interesse superiore dei siciliani, delle riforme, dello sviluppo e via recitando. Nessuna obiezione. Ma un prezzo da pagare, c’è: la nostra memoria. Su Lombardo, su Miccichè, su Dell’Utri. Venuti al mondo solo adesso, immacolati come santa Rosalia, martiri come sant’Agata. Basta crederci.

(Claudio Fava - L'Unità 12 dicembre 2009)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve mi piaceva farle sapere che leggo con interesse il suo blog ritenendolo un ottimo strumento di informazione "contro". Gradisco in particolar modo gli articoli sulla Sicilia. Continui così, saluti Pietro

Mario Zito ha detto...

grazie Pietro, l'intento del blog è proprio quello di approfondire argomenti spesso poco affrontati e di aprirsi a commenti e suggerimenti da parte di tutti i lettori. Spero di leggere ancora un tuo intervento, a presto Mario