La strage di Brindisi, straziante, fa ritornare la scuola il centro nevralgico delle notizie dei media. Triste pensarlo ma si parla della scuola, dei ragazzi e di tutto il mondo che gira intorno solo in casi così estremi. O in pochi altri casi, bizzari. Poi il silenzio e la scure dei tagli. Una società che dimentica colpevolmente la scuola è una società destina a morire, civilmente. Spesso, le scuole rappresentano l'ultimo avamposto educativo e di contrapposizione alle mafie, al malaffare, alla malapolitica. Bufalino amava dire che per combattere la mafia occorrevano più maestri che esercito, ma i nostri ministri ritengono che la scuola sia solo un luogo in cui operare economie, non il luogo principe della formazione di idee e culture.
Colpire la scuola e i suoi studenti è un atto vile, ma emarginare le scuole particolarmente quelle periferiche è un atto infame e di collusione mafiosa. Vedrete qualche giorno ancora e poi la scuola ritornerà a occupare le pagine di economia e di cronaca locale, mostrandone spesso le deformazioni.
Ogni tanto le bombe risvegliano le coscienze, fu così per quelle di Capaci e di via D'Amelio. O distolgono l'attenzione. Dobbiamo comprendere quale sarà oggi la nostra strada. E la nostra storia.
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