venerdì 21 agosto 2009

la triplice intesa

Mi chiedo, ultimamente con maggiore frequenza, servono ancora i sindacati così come sono? Sia chiaro riconosco il valore storico dei sindacati, le battaglie per i diritti dei lavoratori, il prezzo elevato pagato dai sindacalisti in termini anche di vite umane oltre che quello morale e spesso economico, per le ritorsioni dei “padroni”, con la conseguente perdita del posto di lavoro.
La società oggi purtroppo ha preso un’altra via, il liberismo occidentale sempre meno incline a regole e leggi ha trionfato ai danni dei lavoratori grazie anche a un sindacato miope e più interessato a convivere col potere più che a lottare contro di esso, a cogliere i benefici di stare tutti a tavola per evitare guerre e barricate. Ma questi sarebbero tempi di lotta dura, di riconquista di diritti sempre più lesi e sempre meno garantiti. Sono tempi in cui è il sindacato che pronuncia parole quali flessibilità e precarizzazione. Di un sindacato così, non ne abbiamo bisogno.
Non abbiamo bisogno di un sindacato che come unica arma di contrasto ai governi utilizza la modalità dello sciopero, più o meno negli stessi periodi dell’anno e con le medesime modalità di risposta. Possibile che non ci sia altro mezzo di lotta alle politiche governative che non sia quella di far pagare ai lavoratori le giornate di lavoro per sciopero? Possibile che non si possa trovare un altro sistema? Inoltre, lo sciopero con le regole introdotte negli ultimi anni, col bene placito delle maggiori organizzazioni sindacali, è un’arma spuntata in partenza perché non crea disagi a nessuno visto che deve essere concordato prima e rispettando normative a vantaggio esclusivo degli utenti. Tutti noi ricordiamo gli scioperi selvaggi e a oltranza francesi, il blocco unico delle categorie per difendere anche soltanto i diritti di lavoratori poco tutelati. E i governi messi in ginocchio e costretti a tornare indietro. Ma vi immaginate in Italia milioni di persone che scendono a bloccare il paese per difendere i diritti lesi, per esempio, dei lavoratori dei call center? Siamo sicuri che dietro a tutto ciò non vi sia un’enorme colpa di conduzione della politica sindacale?
Un sindacato di governo o di effimera opposizione non è quello che serve in un paese come il nostro. Bisognerebbe avere un sindacato che ritorni ad avere idee e ideali, perché senza questi non si fa politica per i lavoratori ma solo politica spesso opportunistica.
Frequento il mondo sindacale da moltissimi anni e, salvo rare eccezioni peraltro marginali, non vedo fra sindacalisti persone preparate, motivate e che credono davvero in ciò che fanno. Si incontrano tanti inutili burocrati e nessun Rizzotto o Di Vittorio. E gli iscritti lo fanno più per consuetudine e per “non si sa mai che può succedere” che per convinzione e ideali.
Fra poco più di un mese inizierà il solito autunno caldo promesso dai sindacati. Immagino già una grandissima manifestazione a Roma, forse persino uno sciopero generale, interviste, canti, slogan, manifesti, fischietti e tanta vetrina per i leader, per poi il giorno dopo ritornare tutti a lavorare in condizioni sempre peggiori. Ancora qualche mese e sapremo se questo è un post pessimista o solo realista.

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