domenica 14 giugno 2009

felicittà

L'odore di un processo, quattro toppe di bitume sulle buche, due spiagge libere aperte per questa tiepida estate e la questione morale in questa città sembra essersi esaurita. Quel poco d'indignazione indotta dai due efficaci reportage di Reality e Report sembra essere svanita nel torpore di giorni senza sapore. Sommersa dal traffico, dai debiti, dai manifesti elettorali, da amministratori incapaci che hanno preso il posto di amministratori inquisiti e rinviati a giudizio, Catania è una città senza identità, senza progetto culturale, senza orgoglio sociale, senza colori. La città delle triple file in sosta, che fa dell'illegalità, della spittizza il modus vivendi, ha smarrito la via d'uscita da troppo tempo. Ma sonnecchia davanti al seltz al limone e preferisce parlare tutto il giorno di calcio o di briscola pazza. E quando si va a votare è come se si azzerasse tutto, come se non ci sia rispondenza diretta fra coloro che hanno saccheggiato e umiliato questa città e i soliti candidati che perennemente fanno il pieno di voti, non per bravura politica ma per rendita di posizione decennale, spesso tramandata da padre in figlio (Berretta, Trantino e Drago per far comprendere che è una malattia trasversale) o suocero e genero. Dai feudatari, ai viceré ai podestà e ai politici repubblicani non sembra ai piedi dell'Etna essere cambiato il modo di gestire il potere politico ed economico, con arroganza e protervia. Con qualche piccola parentesi di una Catania felix di brancatiana memoria, forse più vagheggiata che realmente esistente.
Dobbiamo smettere di lasciar scorrere questo fiume carsico di indifferenza e indolenza, pretendendo di essere trattati da cittadini e non da sudditi. Talvolta occorrerà mettere una croce nello spazio giusto, altre volte smettere di acquistare e leggere le non notizie del non quotidiano cittadino e sostenere le poche e combattive voci di libera informazione, altre ancora scendere in piazza e far sentire la propria voce. E avere memoria, come un elefante anzi come un liotru. Piccoli e semplici gesti, piccoli frammenti di rivoluzione per riconquistare la dignità perduta. Oltre i rattoppi sulle buche.

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