venerdì 23 ottobre 2009

ironia della sorte

Un segno insopportabile del nostro tempo è la dilagante arroganza di chi ha il potere o di chi sente di respirare potere. I Mastella, vergognoso esempio di feudalesimo postmoderno, che attaccano magistratura e detrattori, con cieca aggressività e facendosi passare come filantropi e non pessimi mariuoli.
E più su fino al capo del governo che è l'arroganza fatta cerone, che vende se stesso come uomo buono e pulito attorniato solo da comunisti e farabutti. Tali esempi, che sembrano discendere direttamente dagli ultimi momenti politici del Craxi inquisito da Mani pulite, arrivano a contaminare giornalisti che si ritagliano spazi televisivi e popolarità grazie solo al livore e alla faziosità. Come sono lontani i tempi di Enzo Biagi, con la sua ironia pungente e sottile. Persino lo charme dell'Avvocato con le sue battute faceva pesare meno il suo denaro e il suo potere, rendendolo sopportabile anche nelle peggiori crisi sindacali. E giù giù fino ad Andreotti, all'uomo politico più ambiguo e pericoloso, che senza un filo di arroganza è andato a testa alta ad affrontare tutti i processi, udienza dopo udienza, fronteggiando accuse e testimonianze con il suo volto enigmatico e con le sue frasi ironiche che strappavano un sorriso, amaro, ma non consentivano spazio all'aggressività di parte, nonostante condanne e prescrizioni.
Rimpiangere Andreotti forse è un po' troppo ma questi sono giorni bui, forse i peggiori della nostra breve storia repubblicana. Arroganza dell'ignoranza. Si attacca, si urla nel nulla. Eppure occorrerebbe il silenzio della ragione, del buon senso che si posi leggero sul sorriso ironico che non ci faccia prendere troppo sul serio la fragilità di questi piccoli uomini.

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