venerdì 2 ottobre 2009

senza soldi per i libri

Riflessioni su un pezzo di società sempre più in crescita raccontato in un acuto articolo da Marco Lodoli.

Finalmente ho comprato un televisore nuovo: quello vecchio era davvero vecchio, il telecomando era rotto e molti canali non si vedevano più, oscurati dalle nuove disposizioni. Non seguo molto la televisione, ma mi piace vedere qualche programma di informazione, qualche avvenimento sportivo, e qualche cartone animato insieme ai miei bambini.
La mattina in classe è passata la bidella per leggere un comunicato della presidenza che spiega come fare per ottenere il rimborso dei libri scolastici, quali documenti presentare e in che orari di segreteria. Bisogna essere tremendamente poveri per avere questa facilitazione: solo la famiglia che non supera i 10.650 euro annui ha diritto a un aiuto. Purtroppo molti dei miei studenti – insegno in una borgata romana affacciata sul Grande Raccordo Anulare – sperano in questo contributo statale; molti, troppi stanno sull’orlo della miseria o ci sono tragicamente già caduti dentro.
Ebbene, alla fine della lezione ho raccontato del mio acquisto: “Era ora, professò, nun se po’ campà senza er televisore, io senza nun ce starei manco un giorno, a casa mia li tenemo sempre accesi, dalla mattina fino a notte fonda.” E allora mi è venuta la curiosità di sapere quanti televisori hanno in casa i miei allievi. Dunque, quello che in casa ne ha di meno, ne possiede tre, “uno in sala, uno in cucina e uno naturalmente in cameretta mia”, ma molti ne hanno quattro, cinque, fino al record di Giada che ne può vedere sette, uno in ogni camera, compreso il bagno.
Quasi tutti sono abbonati a Sky o al digitale terrestre per avere la scelta più ampia. Mi è venuta una certa tristezza, sia pensando ai soldi ingoiati voracemente da quegli schermi piatti, sia a quanta solitudine passi attraverso questa moltiplicazione televisiva: ognuno ha il suo programma da seguire, non c’è più una Nazionale o un Rischiatutto che per una sera convogli genitori e figli sullo stesso divano, davanti alle stesse immagini. La televisione divora risparmi e affetti, i pochi denari di queste famiglie e la voglia di stare insieme, davanti all’unico altare ormai possibile.
da "Primo banco" di Marco Lodoli, 28/09/2009

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